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“PUERI ET PUELLAE ALIMENTARI”
Questo breve scritto ha tutt’altro scopo che di esporre una novità.. Infatti, trattandosi di un’antica lapide romana, conosciuta da storici del valore di un Muratori e di un Mommsen e da quanti studiano ed amano le cose romane, specie del tempo imperiale, parrebbe sufficiente presentarne la sola fotografia. Ma… purtroppo! in questo caso la sola fotografia dice poco, assai poco, cioè dice molto meno dell’originale, in quanto che dell’originale, consunto dal tempo, si può studiare assai meglio, e non sotto una sola direzione di luce, ma sotto varie direzioni di luce (artificiale ), per rilevarne tutte le particolarità dello scritto fra le magagne .che il tempo gli ha cagionato. Intendo parlare della lapide esistente nella sala comunale di Cupramontana, lapide che ricorda uno degli atti più simpatici, più umani,più pietosi che la squisita. civiltà dell’ Impero abbia pensato e compiuto a pro dei fanciulli e delle fanciulle non solo dell’ Urbe, ma anche delle città italiane e delle Provincie.
La ragione prima che mi ha spinto ad occuparmene, presentandone la fotografia e ripetendone cose già note, è questa, che la lapide cuprense, tuttoché importantissima, non è stata presentata, né in calce,ne in fotografia, alla Mostra Augustea della Romanità , jn questo bimillenario della nascita di Augusto: mostra voluta dal Duce, e sapientemente e fascisticamente allestita. Eppure la nostra pietra non avrebbe certo fatto magra figura accanto alla Dedica, ivi esposta, dei fanciulli beneficiati di Ficulèa a Marco Aurelio, con la quale ha punti di contatto. Senonchè nella lapide cuprense vi sono alcune lettere, ed anche alcune parole cosi toccate dall’ ingiuria del tempo (complice forse la qualità della pietra), che il testo ha dato origine a moltissime discussioni, a parecchie interpretazioni anche fra storici di fama non dubbia,quali il Muratori, già ricordato, il Sarti e parecchi altri minori. Il Sacerdote massaccese Angelo Tacchi la trascrisse per primo quasi appena levata di sottoterra; ma lesse erratamente le ultime tre righe.
Solo dal P. Mauro Sarti bolognese, abbate dei monaci camaldolesi, il testo fu fedelmente trascritto verso l’anno 1747, o, come vorrebbe il Lancellotti, nell’anno 1746. Il Sarti, esaminata con ogni diligenza la lapide, quando questa trovavasi ancora in casa dei Sig.ri Ferranti, illustre famiglia del luogo, ne fece oggetto di coscienzioso studio. L’ importante scritto, corredato di una fedele incisione, servì subito a rivendicare definitivamente il posto dell’antica città di Cupramontana presso la terra. di Massaccio, e a restituire a questa, più tardi, con decreto di S. M. Vittorio Emanuele II, l’antico nome glorioso della dea umbra, fra alcuue altre terre disputato. Ne parlarono poi il Bianchi, il Lancellotti su citato, il Ronconi, il :Menicucci (dal quale la lapide fu donata al Comune); il Colucci e,da ultimo il Mommsen e Giuseppe Speranza. La lezione del Sarti, da mollo tempo non più contestata, fu accettata perfino dal P. Giusto Fontanini (Elisio Tagiste) il quale peraltro avrebbe voluto, ma a torto, collocare l’antica Cupra Montana niente meno presso Sanginesio! La lapide ha le dimensioni di un metro di altezza per settantacinque centimetri di larghezza, compresa Ia cornice. Ne riporto il testo con le poche integrazioni del Mommsen:Ne riporto il testo con le poche integrazioni del Mommsen:Ne riporto il testo con le poche integrazioni del Mommsen:
IMP – CAESARl 505 – Adriano FU – DIVI – TRAIAN PARTECIPANTI – GRANDCHILDREN 505 – nervi. PRONE – con T -AELIO -HADRI ANO – ANTONINO -AVG PIO – PONTIF – MAX -TRIB POT .XII – IMP – II – COS -III P – P – PVERI – E – carino AliMENTaRI CVPRENSES-Monan
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L’erezione del monumento, per l’indicazione TRIB – POT – XIl (tribunicia potestate XII), si stabilisce, come accenna il Mommsen, nell’anno 149 dopo Cristo, Infatti, essendo stato Antonino Pio elevato alla dignità imperiale nel 138, e accordandosi la tribunicia potestas agli Imperatori all’atto della loro elevazione: la XII cade appunto nel 149.
L’epigrafe e il Sarti
Non credo che di questa epigrafe sia stata mai pubblicata una traduzione completa. Il p. Sarti ne diede una nella risposta al Sig, Stefano Borgia in difesa della propria dissertazione ” De antiqua Picentum Civitate Cupra Montana”. Ma la traduzione del Sarti riassume in poche righe solo il senso, o, come dice lui, il tenore dell’iscrizione, Infatti essa si limita a dire;“All’Imperatore T. Elio Adriano Antonino Augusto, fìgliuolo di Adriano, pronipote di Nerva li fanciulli e le fanciulle alimentarie”. (Ecco la traduzione completa: “All’Imperatore Cesare T Elio Adriano Antonino Augusto Pio, figlio del divo Adrianom nepote del divo Traiano Partico, pronepote del divo Nerva, Pontefice massimo, insignito 12 volte della potestà tribunicia, salutato due volte Imperatore, quattro volte Console, Padre della Patria, i fanciulli e le fanciulle di Cupramontana beneficiati dalla pubblica munificenza” -posero o dedicarono.
A questo fa seguito la dichiarazione: ” Non vi si esprime la parola posero, dedicarono, od altra simile, che ognuno vi può intendere”. Ciò è pienamente conforme a verità, perché l’abbreviazione P. P. avanti alla parola PVERI si può solo interpretare (anche per riguardo al posto che occupa. nel testo) per Patri Patriae, titolo onorifico che assunsero tutti gli Imperatori, salvo Tiberio, Galba, Ottone e Vitellio.
È noto che la lapide fu disotterrata presso l’antica chiesa di S, Eleuterio, da tempo demolita, a duecento passi dal paese, andando verso lesi, in una località che i nostri vecchi chiamano ancora i Palazzi, per quanto fino a poche decine d’anni fa non vi fosse alcuna casa, ma dove in precedenza, e anche in tempi a noi prossimi, furono trovati avanzi cospicui di un antico acquedotto, forse di un tempio, pavimenti di buon mosaico, monete, frammenti ,di statue, di iscrizioni, enormi pietre squadrarate, ecc.
La lettera di Carlo Ronconi
Ma in che, anno fu essa disotterrata? Da una “Lettera di Carlo Ronconi, accademico bolognese, in risposta al Signore Paolo Riccomanni intorno alla celebre scoperta di Cupra Montana del p, Sarti” parrebbe che la lapide fosse dissepolta intorno al 1723. Ma il LancelIotti e il Colucci esplicìtamente assicurano che fu disotterrata invece cinque anni prima, cioè nel 1718.
Il Ronconi asserisce pure che trent’anni dopo, cioè verso il 1753,essa era ancora nello stato in cui fu trovata. Posso con sicurezza aggiungere che il suo stato è anche oggi soddisfacente, e che la lettura non ne è difficilissima. Tuttavia, a maggior intelligenza. delle ultime tre righe, che sono fra le più corrose, e hanno scatenato vivacissime polemiche in tempi oramai lontani, credo non sia superfluo accludere la fotografia di un’ incisione in rame, conservata nello stesso palazzo comunale, di Cupra Montana, rappresentante il paese. Vi è riportata. in basso una parte della lapide con poco più che le ultime tre righe dell’epigrafe. Non se ne conosce l’autore; ma la presenza in essa della lapide, con quelle tre ultime righe dell’ iscrizione, dice chiaro che si è avuto di mira uno scopo,e che non può essere anteriore alla seconda metà del secolo XVIII. Credo anzi che non si vada lontani dal vero attribuendola a quel Francesco Menicucci, che, come ho accennato, donò la lapide al Comune di Cupra Montana, il qual Menicucci, oltre ad essere il più distinto ed erudito storico della propria Terra, fu anche un discreto disegnatore. Ne fa fede un’altra incisione, pure in rame, da lui disegnata, ma da altri incisa, del quadro quattrocentesco ” La Madonna della Colonna ” che si venera nella. Collegiata di S. Leonardo. Senonchè la vignetta potrebbe essere anche opera molto giovanile, di Corrado Corradi, pittore pure cuprense, che visse dal 1781 al 1852. Solo c’è da notare che, mentre della lapide le parole ALIMENTARI e MONaN sono così scritte, nella vedutina sono invece riportate con alterazioni insignificanti,ma che dimostrano a dovizia che anche l’autore della vignetta aveva letto bene.
Chiuderò dando appena un cenno storico sociale della istituzione a cui allude la lapide di Cupra Montana e di altre molte sue consorelle che sono ancora o che furono in tutto il Piceno. Queste istituzioni assistenziali a carico dello Stato ebbero inizio da Nerva. Ma fu Traiano che diede maggiore impulso all’assistenza.
Arti Grafiche “GENTILE”
Fabriano 1940 – XVIII