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L’abbazia di San Clemente a Casauria
Arriviamo presso l’Abbazia di San Clemente nel pomeriggio e la troviamo chiusa in quanto le visite possono essere fatte solamente nel mattino, quindi parcheggiamo nel posteggio che si trova proprio di fronte l’ingresso dell’Abbazia. Dopo aver passato la notte, ci apprestiamo alla visita dell’abbazia.
L’ingresso è gratuito e ci sono dei giovani, dipendenti dell’Ente Museale d’Abruzzo, disponibilissimi a farci da guida.
Secondo alcuni studiosi fu costruita sopra i resti di un tempio dedicato a Giove.
La chiesa, dedicata inizialmente alla SS. Trinità con l’annesso monastero venne fondata dall’Imperatore Ludovico II° nell’871 per sciogliere un voto fatto durante la sua prigionia a Benevento.
La struttura che oggi è possibile ammirare, non è quella che era stata originariamente pensata e realizzata, infatti è stata ampliata ed abbellita in seguito fino a diventare una delle strutture più note di tutto il Medioevo.
l ciborio è ottenuto in pietra bianca di Castiglione, ha una struttura tipicamente medioevale, anche se poi nel 1900 è stato modificato ed ora risulta totalmente impreziosito da motivi ornamentali vegetali, tipici dell’arte casauriense.
Presenta quattro colonne che vanno a sostenere frontoni realizzati ad arco, mentre la copertura è cuspidata , invece la facciata principale presenta delle forme quadrangolari con le immagini dell’Annunciazione , della Madonna con Bambino, e degli Angeli, in più non mancano i simboli dei quattro Evangelisti.
L’ambone viene fatto risalire al 1180 circa, mentre il cero è più recente rispetto a quest’ultimo. L’ambone presenta una decorazione molto attenta, sfarzosa, e curata nei minimi particolari: ancora una volta le decorazioni presentano soggetti vegetali, cioé foglie che sgorgano dalla gola di due serpenti ed avvolgono la struttura quasi come fosse un fregio ed anche i rosoni che ne fanno parte hanno un rilievo ed una grandezza che lasciano quasi increduli.
La cripta
Alla cripta, invece, si accede attraverso due scale che sono state appositamente collocate ai lati del presbiterio, ed è fatta di diciotto campate che sembrerebbero molto basse, ed è stata dotata anche di un vano di tipo absidale. La cripta, dunque, presenta delle pesanti volte a crociera che sono sostenute da pezzi di colonna che sono stati disposti a caso, e che sono rimanenze di materiale romano; essa è molto più antica dell’abbazia nel suo complesso e da quasi testimonianza del fatto che la basilica sia stata costruita su un edificio preesistente.
Museo dell’Abbazia
Usciamo dalla chiesa per entrare nel locale adibito a museo. Il lapidario che è conservato in un piccolissimo museo allestito nella struttura e nello specifico nelle stanze che non sono state utilizzate. La gran parte delle notizie che abbiamo sull’origine della basilica ci è stata tramandata dal “Chronicon Casauriense”, che cerca di ricostruire in modo sistematico tutte le vicende legate alla struttura, raccogliendo anche un vasto numero di documenti scritti, il cui manoscritto originale oggi è conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi.
Terminata la visita del Lapidarium usciamo all’aperto per attardarci nel parco che si trova all’esterno della chiesa di San Clemente per godere di un po di frescura e, grazie alle indicazioni che ci ha dato la guida, Gianni, faremo una tappa anche a Manopello per visitare il Santuario del Volto Santo.
Manoppello e il Volto Santo di Gesù
All’interno del Santuario di Manoppello è racchiuso, in una teca, quello che è riconosciuto come il vero Volto di Gesù Cristo.
Una leggenda narra infatti che nel 1506 un pellegrino si presentò al fisico Giacomo Antonio Leonelli e gli consegnò il prezioso dono. Il velo rimase in casa Leonelli fino al 1608, poi fu trafugato da un soldato di ventura e venduto a Donatantonio De Fabritiis e da questi donato al Padre Cappuccino Clemente da Castelvecchio, che pose la reliquia fra due vetri con una cornice in noce.
Dal 1646 il Volto Santo è esposto alla venerazione del popolo. Si tratta di un velo tenue, l’ordito e la trama si intrecciano nella forma di una normale tessitura. Il panno misura 17 x 24 cm e riporta l’immagine di un viso maschile con i capelli lunghi e la barba divisa a bande; è il caso unico al mondo in cui l’immagine è visibile identicamente da ambedue le parti. Non sono riscontrabili residui o pigmenti di colore.
Alla fine degli anni settanta la suora trappista Blandina Paschalis Schloemer, esperta iconografa, scoprì che il Volto della Sindone di Torino e quello di Manoppello combaciano perfettamente, perché entrambi i tessuti erano stati, secondo lo studio della religiosa, adagiati sulla salma di Gesù.